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Paul Ehrlich, grande studioso di medicina, chimica e istologia divenne un pioniere della chemioterapia, e una figura di notevole rilievo per quanto concerne gli studi di patologia, ematologia e immunologia. Insieme con Pasteur e Koch, ha contribuito a sviluppare la scienza della batteriologia. Come spiega Logan Clendening nel suo libro di Fonte storia medica, "Centinaia di altri uomini hano contribuito alla nuova scienza della batteriologia, ma questi tre ne ha fatto una struttura completamente integrata". Per primo coniò il termine "Chemioterapia" per definire l'uso di famaci di sintesi per la cura di una malattia.
Anche con la sua prima scoperta, Ehrlich diede significativi contributi a tale settore. Quando le sue diapositive caddero accidentalmente in una stufa calda, durante il processo di colorazione dei baciili, trovò che l'applicazione di calore migliora e velocizza notevolmente questa procedura di colorazione. Il suo studio specialistico di ematologia lo portò al riconoscimento che la conta leucocitaria (dei globuli bianchi) può essere utilizzata nella diagnosi. Egli stabilitì i metodi per l'identificazione di leucemia e anemia, ed è accreditato come lo scopritore dell'anemia aplastica.
Nel 1896 diresse un suo laboratorio, “Regio Istituto Prussiano” per il controllo dei sieri. In realtà si trattava di due modesti locali, un ex forno e una ex stalla, poi passò a Francoforte in un laboratorio più grande e ben finanziato da ricchi mecenati ebrei.
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Nel 1901 conobbe le ricerche di Alphonse Laveran sulla malaria e sui tripanosomi.
Un tripanosoma in particolare lo colpì, quello che nei cavalli produceva il “male di caderas”. Questo tripanosoma, iniettato nei topolini, provocava la morte nel cento per cento dei casi. Ehrlich provò a colpire i tripanosomi con i suoi coloranti. Aveva sperimentato che i coloranti erano specifici per alcuni tessuti ed era convinto di poter trovare un farmaco che colpisse solo l’agente patogeno risparmiando i tessuti sani. La lotta ai germi cominciò. Ehrlich pensava, studiava, provava e riprovava. Centinaia di topolini furono sacrificati. Insieme con il suo assistente, Sahachiro Hata, Ehrlich effettuò esperimenti su 605 composti chimici, prima di trovare la 606-esima “pallottola magica di Ehrlich”. Salvarsan, come è stato chiamato più tardi, ha dimostrato la sua efficacia nella lotta contro la sifilide, e questa scoperta ha spinto l'ulteriore sviluppo della chemioterapia.
Finalmente con il “Rosso Tripan”, una molecola complessa derivata dall’acido solforico, avvenne il miracolo. “I tripanosomi si liquefecero nel sangue del topolino come neve al sole”. Ma dopo 60 giorni, i tripanosomi ricomparvero nel sangue del topolino guarito. I coloranti erano allora una delusione?Ehrlich, continuando nei suoi esperimenti, trovò una nuova molecola, l’atoxil, una molecola organica contenente arsenico che era stata impiegata con qualche successo nella malattia del sonno.Questa molecola che aveva curato qualche topolino dalla malattia del sonno, aveva peraltro reso tanti negri, trattati con essa, completamente ciechi. Alcuni erano morti. Ma Ehrlich pensò: “La potremmo modificare, partiamo da lì!”. Il capo dell’équipe di chimici che lavoravano alle sintesi molecolari era il grande Bertheim. Dopo centinaia di tentativi, arrivarono al 606iesimo derivato, il “diossi diammino arseno benzolo cloridrato”. Questa catena organica sterminava i tripanosomi.
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Nel 1906, Paul seppe della grande scoperta dello zoologo tedesco Fritz Schaudinn che aveva individuato l’agente della sifilide, la cosiddetta “spirocheta pallida o treponema pallidum” perché non veniva colorato dai comuni coloranti di laboratorio. Si provò prima il 606 su una spirocheta dei polli. I polli guarirono. Poi si affrontò la sifilide umana.“E’ l’arsenico l’arma degli avvelenatori che, opportunamente modificato, uccide i tripanosomi e le spirochete. Ora bisogna provare sugli uomini… Il passo dal laboratorio ai letti delle corsie è pericoloso, ma va fatto”.
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Nel 1908, Ehrlich ha ricevuto un premio Nobel con Elie Metschnikoff per il suo importante contributo all'immunologia, lo sviluppo della teoria della "catena laterale". Qui, egli suppose che specifici anticorpi chimici potevano essere prodotti come attacco ad una specifica malattia, lasciando l'organismo ospitante sano e salvo. L'idea è venuta a Ehrlich come un risultato di esperimenti che aveva eseguito utilizzando coloranti quando era uno studente. Notò che i batteri si coloravano mentre il tessuto rimaneva inalterato, e ipotizzò la possibilità che alcune droge si potessero comportare allo stesso modo e che potessero associarsi a combattere i batteri pur rimanendo inattaccate dall'organismo ospitante. Per primo ipotizzò la presenza nel siero degli anticorpi, proteine che legandosi agli antigeni difendono l'organismo dalle infezioni. Immaginò poi l'esistenza di farmaci specifici per la cura di una determinata malattia, designati in modo da interferire con un preciso bersaglio all'interno dell'organismo umano. In tal modo anticipò il concetto di farmaco intelligente.
Nel 1908, Ehrlich ha ricevuto un premio Nobel con Elie Metschnikoff per il suo importante contributo all'immunologia, lo sviluppo della teoria della "catena laterale". Qui, egli suppose che specifici anticorpi chimici potevano essere prodotti come attacco ad una specifica malattia, lasciando l'organismo ospitante sano e salvo. L'idea è venuta a Ehrlich come un risultato di esperimenti che aveva eseguito utilizzando coloranti quando era uno studente. Notò che i batteri si coloravano mentre il tessuto rimaneva inalterato, e ipotizzò la possibilità che alcune droge si potessero comportare allo stesso modo e che potessero associarsi a combattere i batteri pur rimanendo inattaccate dall'organismo ospitante. Per primo ipotizzò la presenza nel siero degli anticorpi, proteine che legandosi agli antigeni difendono l'organismo dalle infezioni. Immaginò poi l'esistenza di farmaci specifici per la cura di una determinata malattia, designati in modo da interferire con un preciso bersaglio all'interno dell'organismo umano. In tal modo anticipò il concetto di farmaco intelligente.
Dopo aver ricevuto il Premio Nobel per questa teoria in campo immunologico, il passo successivo per Ehrlich fu quello di avviare la ricerca di sostanze che si comportano in questo modo, e iniziò a modificare chimicamente germicidi e disinfettanti in modo che non possano apporre all'organismo ospitante. Egli sperava di trovare una "pallottola magica" di anticorpi.
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Nel 1910, Paul Ehrlich portò al congresso di medicina di Konisberg numerosi casi. Ne citiamo due: un malato, portatore di ulcere sifilitiche terribili alla gola, che da mesi veniva nutrito con liquidi tramite cannula, ricevette alle 14 l’iniezione di Salvarsan. Alle 20 della stessa sera mangiava un panino. Una povera donna contagiata dal marito, tormentata da lancinanti dolori ossei per lesioni sifilitiche, dipendente oramai dalla morfina quotidiana per sopravvivere, ricevette la solita iniezione di Salvarsan. Nel pomeriggio del giorno dopo, dopo poche ore quindi dalla terapia, passeggiava per la camera, guarita.Erano miracoli! Il Salvarsan fu chiesto in tutto il mondo e si usò ampiamente e ripetutamente. Ma alcuni pazienti non sopportavano il farmaco. Era troppo tossico (provocava persistente singhiozzo, vomito, paralisi agli arti e subentrava anche la morte).
La Biblioteca di Reynolds ha una copia della pubblicazione del 1910 di Ehrlich e Hata, che rivela le loro conclusioni, Die experimentelle chemotherapie der spirillosen (sifilide, rückfallfieber, hühnerspirillose, frambösie). Incluso in questo libro sono il saggio di Ehrlich sulla chemioterapia della sifilide e le relazioni di Hata sui loro esperimenti con Salvarsan.
Nel 1912 nacque il Neosalvarsan, molto meno tossico e molto più efficace del precedente. Questo chemioterapico combattè la sifilide fino all’avvento della penicillina negli anni '40.
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http://www.airc.it/ricerca-oncologica/
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