Contro il tumore oculare più diffuso nei bimbi, la chemiochirurgia permette di salvare l’occhio e diminuire la tossicità delle terapie.
Un innovativo trattamento per la cura del retinoblastoma, il tumore dell'occhio più diffuso nei bambini e che colpisce la retina, è stato messo a punto al policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena. Si tratta di una tecnica di chemiochirurgia, che si aggiunge a quelle tradizionali e permette di evitare l'enucleazione dell'occhio, oggi necessaria nel 60 per cento dei casi circa. Inoltre il trattamento consente di risparmiare ai piccoli pazienti gli effetti collaterali della chemioterapia sistemica, di ridurre i cicli di cure e abbreviare l’ospedalizzazione, con un sensibile miglioramento della qualità di vita dei malati.
LA TECNICA - Prima dell'intervento i pazienti vengono accuratamente selezionati dall’oculista in base alle caratteristiche cliniche della malattia, per poi procedere alla chemiochirurgia, definita tecnicamente una metodica angiografica di microcateterismo. «In pratica, con un catetere sottilissimo e flessibile che viene introdotto all'altezza dell'inguine nell'arteria femorale - spiega Carlo Venturi, direttore della neuroradiologia diagnostica e interventistica del policlinico - possiamo arrivare fino all'arteria oftalmica da cui origina l'arteria centrale dell'occhio, e somministrare selettivamente una sostanza chemioterapica attiva ed efficace, con minima invasività oculare».
FARMACI SOLO DOVE SERVONO - Così, la chemioterapia aggredisce il tumore con una tossicità molto bassa per la retina. Infatti, in considerazione della vascolarizzazione dell'occhio, alimentato dalla sola arteria oftalmica, la somministrazione locale di chemioterapici, ripetibile ed a dose ridotta, può potenziarne l'attività e l'efficacia riducendo nello stesso tempo le complicanze tipiche dell'infusione sistemica tradizionale. «Siamo i primi in Europa ad utilizzare questa tecnica che abbiamo studiato presso lo Sloane Kettering Centre di New York», spiega Doris Hadjistilianou, responsabile del Centro retinoblastoma dell'unità di oculistica senese.
UN CASO OGNI 20MILA NATI - Il ruolo dell’oculista esperto in oncologia oculare, sottolineano gli specialisti, è fondamentale per la diagnosi la stadiazione, l’impostazione delle cure e per la valutazione della risposta del tumore alle terapie. Soprattutto in considerazione della rarità di questa patologia: in Italia sono circa 40 le nuove diagnosi all'anno (più o meno un caso ogni 20mila nascite). Il retinoblastoma colpisce quasi esclusivamente in età pediatrica e si manifesta soprattutto entro i primi tre anni di vita, ma spesso i segni clinici si possono riscontrare nei primi mesi dalla nascita. Se aggredito precocemente, però, può essere combattuto e vinto, senza rischiare la vita del paziente. Se la neoplasia è diagnosticata in fase iniziale, infatti, la percentuale di guarigione è molto elevata, circa il 90 per cento dei casi.
V.M.
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