In assenza di trattamenti chemioterapici di grande utilità per il paziente, la chirurgia resta la principale risorsa in caso di tumori del polmone. I quali, è bene ricordarlo, rappresentano nell’uomo la prima causa di morte per cancro. Purtroppo, però, anche il ricorso alla chirurgia tradizionale non è sempre possibile a causa della localizzazione del tumore. Una situazione comune anche ad altre malattie neoplastiche, come quelle del fegato, dove da decenni il bisturi vero e proprio è affiancato da altre metodiche come l’iniezione nella lesione di alcol o chemioterapici o, più recentemente, la radioablazione. Ed è quest’ultima tecnica che oggi sembra offrire una soluzione anche per i tumori polmonari inoperabili, così come testimonia uno studio che ha visto la partecipazione anche di chirurghi italiani. La radioablazione è una tecnica nella quale attraverso la cute si inserisce una sonda, simile a quella degli endoscopi, dalla quale vengono fatti fuoriuscire degli elettrodi che mettono onde elettromagnetiche ad alta frequenza (della stessa gamma delle onde radio, appunto).
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Come sa chiunque abbia un forno a microonde, queste frequenze provocano un riscaldamento della parte irradiata, nel caso della chirurgia 90°C, cosicché il tessuto tumorale viene necrotizzato per coagulazione. Il posizionamento degli elettrodi sul bersaglio viene controllato radiologicamente (nel caso, con la TAC). La ricerca ha preso in considerazione un centinaio di pazienti, uomini e donne, di età compresa tra 29 e 82 anni (con una media attorno alla sessantina) che presentavano o un tumore primario non a piccole cellule (33) o una metastasi da tumore del colon-retto (53) o metastasi da altri tumori. Caratteristica comune era essere inoperabili con le metodiche standard, e di presentare lesioni con il diametro massimo inferiore a o uguale a 3,5 cm, ma potevano presentare anche più di una lesione. In tutti l’intervento è stato condotto in modo da creare una zona di necrosi, grosso modo sferica, del diametro di 5 cm, così da garantire un margine. La riuscita dell’intervento veniva valutata una prima volta alla tac a un mese, considerando completa l’asportazione se nelle TAC successive si osservava una riduzione del diametro maggiore della zona trattata (che era più ampia del tumore) di almeno il 30%. I risultati sono stati lusinghieri, in quanto l’intervento ha soddisfatto i criteri di successo a un anno nell’88% dei pazienti valutabili. Poche le complicanze dell’intervento, prevalentemente pneumotorace e versamento pleurico, entrambi facilmente risolvibili, mentre la funzionalità polmonare è stata conservata in tutti i casi.
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Un risultato, questo, superiore a quello che si ottiene nel trattamento delle lesioni del fegato, probabilmente perché le caratteristiche isolanti del tessuto polmonare favoriscono la concentrazione del calore sul bersaglio. Quanto alla sopravvivenza, complessivamente era pari al 70% e al 48% rispettivamente a un anno e a due anni nei pazienti che avevano un tumore primario del polmone, all’89% e al 66% nei pazienti con metastasi dal colon retto e al 91% e al 64% in quelli con metastasi di altra natura. In effetti, poi, se si guarda alla sopravvivenza al tumore, le percentuali sono notevolmente superiori, soprattutto nel caso del tumore primario, il che significa che una quota non trascurabile di pazienti è sì deceduta, ma per cause diverse come le malattie cardiovascolari. Gli autori concludono dicendo che non è stato fatto un confronto con trattamenti differenti e che quindi per giudicare la sopravvivenza, anche a più lungo termine, occorrono altre ricerche di confronto. Ma una risposta, sia pure parziale, viene da un commento pubblicato sulla stessa rivista, dove si fa presente, tra l’altro, che le complicazioni dell’altro approccio oggi prevalente, cioè la resezione limitata e la radioterapia presentano anche complicazioni fatali. Al contrario l’ablazione a radiofrequenza è una procedura che può essere ripetuta, è ben poco invasiva e nulla vieta che un domani possa essere adiuvata, per esempio, dalla chemioterapia o dalla stessa radioterapia. Insomma, un’opzione promettente che ora ha dimostrato pienamente la fattibilità tecnica. E non è poco.
Maurizio Imperiali
.http://www.dica33.it/
4 commenti:
spero che questa volta riesca a postare....
come tu sai mio marito ha un tumore primario al polmone dx. Ce en siamo accorti poco piu' i un anno fa era al iv grado quindi giudicato inoperabile. le metastasi vevano raggionto anche l'altro pomone e il fegato. L'oncologo ha proposto allora a mio marito di sottoporsi a chemioterapia in fase serimentale (4 quindi ultima fase) Dop 6 mesi di chemio ininterrotta il tumore primario è rimasto ma le metastasi sono scomparse. Ora miomaritoogni due mesi si sottopone a visita medica e tac. Speriamo bene. Dico questo perchè da quello che ci avevano prospettato all'inizio i medici per noi non c'era futuro..ora si reincomincia a vivere (almeno in apparenza) in maniera normale. Pensare alle statistiche agli anni che rimangono o se si guarisce completamente o no, a volte non fa bene... se dovessi pensare alle statistiche mio marito non dovrebbe sopravvivere oltre un anno....ma non sarà cosi'!!!! Bisognaavere coraggio e pensare che ognuno di noi è un essere dotato di "poteri strordinari"e questi poteri sono l'amore, la speranza e la voglia di vivere..poi sarà quel che sarà.
Ora siamo qui!!!
Ti ringrazio raffa per quello ceh stai facendo con questo blog e spero di riuscire a postare ...
scusa raffa degli "orrori" di ortografia ...non ho gli occhiali!!!!!
Ciao Rosa! Bentornata!
Sono felice di leggere che piano piano le cose sembrano avere una certa aria di normalità.
Vi penso sempre tantissimo :o)))
Hai ragione, le statistiche non sono mai una bella cosa... ricordo quando lo dissero a me, di quanto tempo "rimaneva", quali erano le percentuali di sopravvivenza... e forse non dovevo scriverle, la prossima volta starò più attenta. ;o)
Devo essere sincera, questo articolo lo ho riportato proprio pensando a voi :o) non per abbattervi, ma per metterti al corrente che esiste anche questa tecnica dove la chirurgia non arriva, e perchè, al di là delle statistiche, che per noi sono comunque sempre basse (ma razionalmente non lo sono), l'articolo è molto POSITIVO. :o)
Un abbraccio, ti voglio bene!
si si io ti ringrazio molto non ti preoccupare . Lo so' che siamo sensibili a questo ma è per questo che dobbiamo continuare a scriverci senza false verità o ipocrisie. La tecnica la usano anche qui ma vorrei provare a parlarne con l'oncologo subito dopo la prossima tac,tentar non nuoce. Lui dice che è ancora presto per parlare di altre terapie oltre la chemio....
un bacione al papy
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