Avere la «pancia» non è solo una questione estetica. Perchè chi ha un'obesità addominale, cioè quella in cui il grasso si accumula soprattutto sul girovita, ha il 30% di rischio in più di ammalarsi di un qualsiasi tumore rispetto a chi invece ha una linea «invidiabile». A sostenerlo è Paolo Vineis, epidemiologo dell'Imperial College di Londra che ha partecipato allo studio Epic, finanziato dall'Unione Europea e dall'associazione per la ricerca sul cancro (Airc).
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L'indagine ha coinvolto dagli anni '90 a oggi circa mezzo milione di persone di 10 Paesi Ue, a cui, fra l'altro, è stata misurata la circonferenza vita. «Analizzando i dati - ha sottolineato l'esperto - salta subito all'occhio il collegamento tra alimentazione e sovrappeso, e tutto ciò è anche strettamente collegato all'aumento dei casi di cancro. Infatti l'importante novità è che sia l'indice di massa corporea sia la circonferenza addominale (finora legata principalmente al rischio cardiovascolare) determinano una riduzione dell'aspettativa di vita, che passa attraverso un aumento dei casi di cancro».
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I tumori più legati a questa obesità addominale, continua l'esperto, sono proprio i "bik killers", cioè quelli che hanno l'incidenza più elevata, colpendo la mammella, il colon e la prostata. «Per questi tumori - conclude Vineis - gli scienziati non sono ancora riusciti a individuare precise cause scatenanti come invece avviene con il fumo per il tumore al polmone. Quindi, l'idea che alla base di questi tipi di cancro ci siano l'obesità e la sindrome metabolica è un filone di ricerca promettente».
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