Ne ho già parlato in diversi post e diverse volte della vita triste che fà il mio adorato papà. Tanta nausea e tanto problemi che non gli permettono di uscire di casa. Tanto prurito su tutto il corpo, che cerchiamo di contenere con dell'acido salicilico, tanti brufoli e pustole sul petto, sulla schiena e sul viso, per cui usiamo una pomata miracolosa antibiotica (e, nel caso, delle pastiglie), spaccatura delle mani e dei piedi e relativa crema emoliente e ristrutturante, unghie che sanguinano, curate anch'esse con antibiotico quotidianamente... Ma non basta. Ed ecco, finalmente, una buona notizia!
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Donatella Barus
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Con un intervento preventivo, molti malati sottoposti a cure con anticorpi monoclonali di ultima generazione potrebbero risparmiarsi alcuni fra gli effetti indesiderati più difficili da tollerare, come quelli a danno della pelle. Lo dimostra uno studio presentato a San Francisco, in occasione del simposio 2009 dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) sui tumori gastrointestinali. Gli anticorpi monoclonali cosiddetti anti-Egfr (perché agiscono contro l’Epidermal growth factor receptor, una proteina che promuove la crescita delle cellule) sono gioielli della ricerca avanzata in oncologia, ma nel bilancio costi-benefici di questi farmaci pesano effetti collaterali impegnativi specialmente a carico della pelle, con dermatiti, acne, pruriti, alterazioni di unghie e capelli che quasi sempre si affrontano come si può e soltanto una volta che il problema è esploso. Ora invece inizia a farsi strada l’idea che anche per la cute, così come accade ormai per la nausea o le tossicità a danno del midollo osseo, intervenire prima potrebbe essere molto meglio.
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Al meeting dell’Asco Edith Mitchell, oncologa della Thomas Jefferson University di Philadelphia, e Mario Lacouture, dermatologo della Northwestern University di Chicago, hanno esposto i dati di uno studio su 95 pazienti in terapia con panitumumab (in commercio con il nome di Vectibix) per trattare un tumore colorettale metastatico. La tossicità cutanea provocata dalle cure è apparsa più che dimezzata nei malati sottoposti ad un trattamento preventivo (avviato 24 ore prima della dose iniziale di panitumumab e proseguito nelle sei settimane successive) rispetto a quelli curati solo dopo che la reazione dermatologica avversa era già manifesta. L’intervento è stato lo stesso per tutti i pazienti, basato su creme idratanti, filtri solari, creme al cortisone e doxiciclina (un antibatterico) per bocca. La tempistica, però, ha fatto la differenza.
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«Gli anti-Egfr hanno dato risultati positivi per varie forme di cancro, fra gli altri sono già registrati il cetuximab (o Erbitux) per i tumori del colon-retto e dell’area testa e collo, e il panitumumab per i tumori colorettali. Ma il loro effetto collaterale tipico è la tossicità cutanea, proprio perché l’Egfr è un recettore presente anche nelle cellule epiteliali normali, non solo su quelle tumorali. E le conseguenze si vedono» spiega Andrea Martoni, direttore del reparto di oncologia medica del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna. «Circa otto o nove pazienti su dieci hanno qualche problema alla pelle, tre o quattro a livello importante, con pustole, eritemi, prurito e bruciori, spesso sul viso» prosegue Martoni.
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E come si affrontano questi guai? «In maniera empirica, con antibiotici, antinfiammatori, emollienti. Il segnale interessante dello studio americano è proprio il trattamento preventivo, con il quale oggi in effetti si riesce a ridurre l’impatto di quasi tutti i principali effetti collaterali dei chemioterapici (eccetto la caduta dei capelli). Il vomito, ad esempio, fino ad alcuni anni fa era ritenuto inevitabile, viene spesso prevenuto con farmaci ad hoc prima dei cicli di chemio, o la leucopenia, il calo dei globuli bianchi, con la somministrazione di fattori di crescita. La speranza è che gli anticorpi monoclonali diventino sempre più importanti per i malati oncologici, dunque controllarne gli effetti collaterali deve diventare una priorità» conclude Martoni.
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Non è più il caso di accontentarsi anche secondo Fulvio Tomaselli, che coordina il servizio di medicina estetica per i malati oncologici all’ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma. «E’ spesso il malato stesso che non chiede aiuto perché pensa che alla fine i disagi sono conseguenze della terapia che spera lo salvi dal cancro. A Roma si dice “in un paese di ciechi, beato chi c’ha un occhio”, ma oggi si deve fare di più. Fino a qualche tempo fa se ne occupavano soltanto le infermiere, cercando di far stare meglio il malato. Invece occorre un intervento medico tempestivo, appena l’oncologo stabilisce l’uso di farmaci di cui si possono prevedere i probabili effetti collaterali, stabilendo un contatto con dermatologi e specialisti che possono seguire giorno per giorno l’evolversi della situazione. Anche perché le reazioni cutanee sono quasi sempre improvvise, in genere dopo il terzo incontro con il farmaco. Si può fare molto per prevenire l’insulto cutaneo e per alleviare il disagio, anche insegnando le regole per una detersione attenta e delicata, o dando consigli su come migliorare l’aspetto di chi già patisce una patologia tumorale e non deve essere costretto a chiudersi in casa».
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Donatella Barus
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2 commenti:
grazie per questo post è veramente interessante.
Mauro pero' a mesi di distanza dal secondo ciclo soffre ancora di pruriti ai polpaci e le macchie (come delle specie di piccole bruciature) sono sempre la', poche ma ci sono. La prossima volta chiedero' specificazioni piu' dettagliate all'oncologo. ciao e grazie rosa
ps in compenso i capelli sono cresciuti molto piu' belli di come li aveva prima !!!
Non avevo dubbi che sarebbero ricresciuti più belli di prima!!! ;o)
Forse le bruciature dipendono dalla radio? Ci sono delle pomate da mettere... se trovo quella che abbiamo usato noi per il torace dopo radio, ti mando il nome via mail!
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