martedì 20 gennaio 2009

Così muore il cancro: dall'angiostatina la speranza per bloccarlo


Affamare il tumore per impedire che cresca.
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Obiettivo verso il quale si sta muovendo velocemente la ricerca. Un contributo a "tagliare i viveri" alle cellule tumorali potrebbe ora arrivare dall'ANGIOSTATINA, stimolatore del sistema immunitario naturalmente presente nel nostro corpo, in grado di arginare la crescita di nuovi vasi sanguigni che nutrono il tumore e ne permettono lo sviluppo. La scoperta arriva dal team guidato da Adriana Albini, responsabile della ricerca oncologica del'Istituto Irccs MultiMedica di Sesto San Giovanni. Del gruppo di ricerca fanno parte anche Claudio Brigati del'Istituto tumori di Genova, Agostina Ventura del Consorzio biotecnologie avanzate (Cba) di Genova, Antonio Sica del'Istituto Clinico Humanitas e Douglas Noonan dell'università dell'Insubria.
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"Abbiamo scoperto che l'angiostatina agisce attraverso un mediatore immunitario, la citochina interleuchina 12, che può bloccare la neoangiogenesi a seguito della stimolazione delle cellule mieloidi da parte dell`angiostatina stessa - spiega Albini -. La scoperta che l'angiostatina agisce attraverso l'interleuchina 12 - prosegue la ricercatrice - potrà offrire per il futuro nuovi protocolli terapeutici per un suo utilizzo non più come agente antiangiogenico diretto nel targeting vascolare, ma utilizzando la sua attività immunomodulata mediante l'interazione con i globuli bianchi".
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Lo studio è stato pubblicato dal Journal of Translational Medicine ed è stata realizzata grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo, del Progetto Cipe, del Cba e dell'AIRC ed è stato dedicato a Judah Folkman, il padre dell'angiogenesi, ad un anno di distanza dalla sua scomparsa.
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