"Negli ultimi 50 anni sono state immesse nell'ambiente circa 100mila nuove sostanze chimiche" che hanno avuto un forte impatto sull'ambiente e soprattutto sull'uomo, "predisponendo le persone a malattie e tumori". Lo denuncia l'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) che, nel corso del convegno "Inquinamento delle catene alimentari e salute globale" lamenta "l'inadeguatezza del concetto di "valore limite" per le singole sostanze inquinanti" e chiede "la tutela dell'ambiente come prima responsabilità nei confronti della salute dei pazienti".
Nella due giorni di lavoro l'Isde-Italia sottolinea che "negli ultimi 50 anni sono state immesse nell'ambiente in particolare fertilizzanti, diserbanti, prodotti derivanti dall'uso di combustibili fossili, dall'incenerimento dei rifiuti, dalla produzione di energia derivante dal nucleare e dal carbone". Queste sostanze, "una volta rilasciate nell'ambiente, in relazione alla loro composizione, alla loro modalità di azione e alle loro dimensioni, dell'ordine dei micron e dei nanometri, possono interagire con il nostro sistema genetico ed epigenetico, alterandone l'espressione e quindi predisponendo le persone a malattie e tumori".
I primi soggetti esposti a rischio, sottolinea l'Isde-Italia, i bambini: "è stato evidenziato -afferma l'associazione- come l'esposizione in utero e nei primi anni della vita può determinare i danni maggiori, infatti i bambini sono più suscettibili all'azione dei contaminanti tossici ambientali per l'effetto combinato di livelli di esposizione relativamente più elevati, per una minore efficienza metabolica e una più intensa proliferazione cellulare". In particolare, "preoccupa fortemente il costante aumento dei tumori in età pediatrica in Italia".
Per l'Isde-Italia c'è quindi "la necessità di prendere in considerazione l'effetto di sinergia tra i vari inquinanti e l'inadeguatezza del concetto di "valore limite" per le singole sostanze inquinanti". Come spiega, "i 'valori limite' sono sempre il frutto di un compromesso tra necessità economiche di produrre ed impiegare determinate sostanze, l'incapacità e l'eccessivo costo per rimuoverle, ma ovviamente non esistono evidenze scientifiche che sostanze tossiche, presenti anche con valori al di sotto di quelli fissati per legge, siano innocue per la salute e l'ambiente".
Per l'Associazione italiana medici per l'ambiente si avverte poi un'altra necessità, quella "dell'applicazione di una corretta pratica di smaltimento dei rifiuti incentrato sul recupero e riciclo dei rifiuti, evitando le dannose pratiche dell'incenerimento e del conferimento in discarica". Due pratiche che, prosegue, "determinano inquinamento dell'aria e contaminazione dei terreni e delle falde acquifere". L'inquinamento delle acque potabili è infatti una ulteriore fonte di preoccupazione: "questo problema -continua l'Isde-Italia- ha ormai raggiunto dimensioni mondiali ed e' il risultato dell'estesa contaminazione ambientale, come anche dei mancati controlli e dell'insufficiente adozione di sistemi per l'abbattimento degli inquinanti in essa presenti".
I medici si sono poi soffermati sulla "questione carbone": per Mauro Mocci e Gianni Ghirga, del coordinamento dei medici per l'ambiente dell'Alto Lazio, si avranno "conseguenze sanitarie, anche in termini di costi economici, derivanti dalla cura e spesa farmaceutica per le persone che si ammaleranno se dovesse essere attivata la centrale di Torre Valdaliga Nord di Civitavecchia, una centrale che -spiegano- bruciando carbone immetterà nell'atmosfera anidride carbonica, ossidi di azoto, ossidi di zolfo, polveri sottili ed ultrasottili, metalli pesanti e radionuclidi".
L'Isde-Italia, infine, chiede di limitare il trasporto aereo, "responsabile dell'inquinamento atmosferico, dell'inquinamento acustico e di quello elettromagnetico". Per Antonella Litta, referente dell'associazione Isde per Viterbo "questi inquinamenti, con le loro conseguenze su ambiente e salute, sono soprattutto subite dai residenti in aree limitrofe agli scali aeroportuali". Per questo, annuncia Litta, "l'associazione dei medici per l'ambiente costituirà un gruppo di studio proprio su questo argomento in modo da rendere disponibili gli studi scientifici sull'impatto sanitario e ambientale di questo tipo di trasporto".
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