martedì 24 novembre 2009

Il primo ricovero


Un pò alla volta racconto qualcosa, mi libero dal peso scrivendo, ed in più lascio, spero nella memoria, quello che è accaduto.

Da Febbraio papà iniziò a vomitare con una certa regolarità. Succedeva sempre il sabato sera. Io uscivo con Andrea, con un enorme peso nello stomaco: la mia testa era sempre a casa con lui che vedevo peggiorare di giorno in giorno. Cercavo di non stare via troppo tempo, verso mezzanotte tornavo sempre a casa, come Cenerentola. Per due sabato sera di seguito tornado a casa vidi la luce accesa del bagno e, ahimè, mio padre in bagno che vomitava. Mamma non mi aveva telefonato. Mi arrabbiai tantissimo, feci delle scenate vergognose perchè io DOVEVO ESSERE INFORMATA SUBITO e di tutto. Così decisi di non uscire più. E di non andare più a Padova. All'inizio dicevo che c'era sciopero dei professori, poi che non avevo lezione, poi che non mi conveniva perdere una giornata intera per seguire solo un'ora e mezzo di lezione... a volte uscivo di casa dicendo che andavo a Padova ma in realtà gironzolavo per il mio paese con la complicità di mamma. Dovevo stare a portata di mano.

Quando succedevano queste cose (del vomito) lo stomaco di papà si gonfiava moltissimo, diventava duro e teso e gli faceva molto male, molto. Quello che vomitava, però, era molto liquido, quasi bile, e scuro, nero, sembrava acqua sporca con inchiostro.

In questo periodo iniziò a dimagrire, circa 1kg al giorno. Era come se lui mangiasse ma non riuscisse ad elaborare tutto il cibo. Si riempiva come un bicchiere, un pò ogni giorno fino a che il settimo giorno non straripava... e così in effetti era, la subocclusione stava lavorando... quella st***za!
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Un paio di volte, poi, successe che, di punto in bianco, papà fosse colpito da brividi di freddo improvvisi, gli saliva la febbre che cercavamo di tenere a bada con la tachipirina. Il tutto durava un paio d'ore e il giorno dopo era come se nulla fosse stato. Il pensiero, però, andava sempre ad un nostro amico, morto per questo male subito dopo uno di questi attacchi di freddo. La paura era sempre con noi, con papà.

Una volta in particolare, il giorno di Pasqua, papà vomitò e il dolore all'addome era lancinante. Chiamammo il medico di famiglia, Dott. Claudio Ferronato (una standing ovation per lui, ve ne parlerò!) che era fuori città. Arrivatò nonostante tutto a visitare papà e decise per un ricovero: tastando la pancia, sentiva del liquido.

Questo è stato il primo ricovero di mio padre, durato circa una settimana.

Appena siamo arrivati al pronto soccorso gli hanno fatto esami del sangue, raggi ed ecografia.

Trovammo una STRONZA di dottoressa (non si merita neanche la D maiuscola e se mi ricordassi il nome lo spiattellerei qui... per sua fortuna non lo ricordo) che disse che era inutile fare qualsiasi cosa, che papà si stava ostruendo, che potevamo fargli mangiare quello che voleva, tanto poi avrebbe vomitato e si sarebbe sentito meglio. Ma lo disse con dei toni e con un'arroganza che poi, tutte le successive volte che la incrociai per il corridoio, la guardai con uno sguardo schifato e le negavo il saluto, tanto che lei dopo la seconda volta, non ci provò più a salutarmi. Ah, ecco cosa mi disse: "Tanto ormai lui è pieno" ...pieno intendeva di metstasi, di tumore... Si può mai dire in questo modo ad una figlia una cosa del genere? Spero, e non me ne pento, che presto anche lei diventi bella piena! >:o(

Misero un sondino naso gastrico al mio papoz, che in breve si sgonfiò completamente così anche i dolori passarono. Quando dal sondino non uscì più nulla gli diedero da mangiare e lo dimisero. Quella settimana fu terribile, parlai mille volte con i medici, mi facevano uscire dalla stanza per parlarmi di persona non davanti a papà. Mamma non voleva parlare con i medici, era scattato in lei un rifiuto totale: toccava a me farlo, sentire, capire e riportare la notizia in modo meno doloroso che potevo. Dall'altra parte c'era papà che ancora non aveva ben capito la gravità della cosa e che si arrabbiava ogni volta che i medici parlavano con me non in sua presenza. Ci sono stati 4 o 5 incontri con una psicologa (in incognito, perchè papà non doveva sapere che fosse tale!), ma non sono serviti a nulla.
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In ospedale, nel letto di fronte di lui, c'era un signore, Guido, che mi è rimasto nel cuore. Un uomo anziano, avrà avuto una settantina d'anni. Non si muoveva dal letto, aveva il materasso che evita le piaghe, soffriva del male di papà. Parlava poco e male, stava sempre da solo... esattamente l'opposto di papà che non veniva mai lasciato solo da me e mamma. Faticava a mangiare, anzi, non aveva più fame, gli facevano due flebo al giorno, una bianca (che poi ho imparato bene a conoscere, era ricca di grassi, non solo zuccheri). Era molto gonfio nelle gambe... aveva molti dolori ed era tenuto sotto morfina e sonniferi... Un'infermiera, parlando con una collega, disse che "non sarebbe arrivato a domenica"... Mi ero affezionata a quest'uomo solo... ho pensato a quanto fosse brutto morire in ospedale, da soli... Per fortuna uscimmo da quella stanza prima che lui mancasse, dopo due giorni :o( ...

Nel frattempo iniziammo, al bisogno, morfina sottocute e dei cerotti, sempre di morfina, da 50 da cambiare ogni tre giorni. Ci proposero una dieta semiliquida. Questa è stata una lotta fin fal primo istante! Papà è sempre stato una buona forchetta, ha sempre amato mangiare e dieta semiliquida vuol dire RINUNCIARE a tantissime cose (ve ne parlerò). E' stato duro, durissimo cambiare il suo, ma anche il nostro (mio e di mamma) modo di mangiare. Eh sì perchè non volevamo che lui, vedendoci mangiare ad esempio un piatto di pastasciutta, avesse lo stesso desiderio. Quindi si mangiava pastina in brodo, passati di verdura, frutta grattugiata, ma anche gelati e budini che a lui piacevano tanto.

Papà tornò a casa molto stanco e provato, con altri 4kg in meno, ma era a casa. Da questo momento siamo entrati nel programma dell'ADIMed... e non ne siamo più usciti...
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(to be continued tomorrow...)

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